lunedì 13 maggio 2013

Terronismo psicologico

- Solal, che bello, fra qualche settimana lasceremo finalmente l’inverno perpetuo di questa tetra cittadina del nord-est in cui sono costretta ad abitare, e veleggeremo verso sud, verso la mia amata terra, quella terra baciata dal sole e dagli dei, che ho dovuto lasciare per vivere insieme a te.
- Tu veleggerai verso sud, Ariane. Io invece rimarrò qui, finalmente solo, a godermi il freschetto delle temperate estati padane; padrone incontrastato del divano, del telecomando e del gabinetto. Non vedo l’ora che vi togliate dagli zebedei, con rispetto parlando.
- ...
- Dai Ariane, non fare quella faccia. Durante l’estate verrò a trovarvi, lo sai che non posso stare lontano dalle bambine.
- Ma questa volta non ripartirai dopo trentasei ore, come gli altri anni, vero?
- No, quest’anno conto di rimanere ben due giorni con voi meridionali.
- Diavolo, Solal, due giorni sono un sacco di tempo!
- Lo so Ariane, lo faccio solo per te: sai che al caldo scoppio come un brufolo maturo; inoltre, odio le spiagge affollate e mi fanno schifo le baraccopoli in riva al mare.
- Non sono baraccopoli, sono ridenti cittadine balneari.
- Punti di vista. Io preferisco le favelas di Rio de Janeiro, almeno sono colorate.
- Però noi abbiamo il sole, il mare e i cannoli, voi solo pioggia, capannoni e polenta.
- E la spazzatura dentro i cassonetti, aggiungerei.
- Stereotipi.
- Civiltà.
- Non vi sapete godere la vita.
- Siete un popolo di assistiti abusivi.
- E voi una manica di tristi alcolizzati. Ma gran lavoratori, eh?
- ...
- ...
- Senti Ariane.
- Sì?
- Fatti mandare venti litri di olio d’oliva dai tuoi, che qui è finito.
- Certo, amore.

1 commento:

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