martedì 6 agosto 2013

Vae victis

- Ariane? 
- Sì, cara sorella minore? 
- Sono in terribili ambasce. 
- Eh, lo immagino. Tua figlia ha sbattuto contro uno spigolo correndo attorno al tavolo inseguita da una torma di cugini...due punti in testa e lo scalpo a vista, povera bambina. 
- Sì, ma non è per questo che sto tremando. 
- E allora perché? Ah, ho capito: è per la faccenda dell’antibiotico. Ma come hai fatto a sbagliare il dosaggio? 
- Quelle istruzioni per l’uso sembravano un responso della Sibilla Cumana! Erano troppo ambigue e poi non era chiara la successione delle azioni: riempi la siringa, svuota il flacone, agita prima dell’uso, metti la polverina, togli la polverina...mi sono confusa! 
- Certo. Però, è la prima volta che sento di una madre che somministra alla propria figlia l’intero flacone di antibiotico in un’unica soluzione. 
- Il medico di guardia mi ha detto la stessa cosa. Per fortuna, quando la bambina ha cambiato colore, mi è venuto in mente che forse avevo commesso qualche sbaglio. 
- Comunque è andata bene, cara sorella: dito in gola, vomito, e l’antibiotico è uscito.
- Già. In fondo, mi dico, un po’ di bruciore di stomaco non ha mai ucciso nessuno. 
- Ma visto che adesso sta bene, perché hai quella faccia terrea? 
- Ho paura. 
- Di cosa? 
- La domanda giusta è: di chi? 
- Di chi? 
- Non so come dirlo a mia suocera. 
- A tua suocera? 
- Sì. Non ho il coraggio di confessarle che prima ho lasciato che sua nipote si ferisse e che poi le ho dato il colpo di grazia avvelenandola con l’antibiotico. 
- Urca, sorella. Fai bene a tremare. Sarà un momento terrificante. 
- Così non mi sei di nessun aiuto, Ariane. 
- Lo so, scusa. È che ho ancora in mente la faccia della Supersuocera quando le ho dovuto confessare che avevo smarrito sua nipote al museo
- Ma poi l’hai ritrovata, su. 
- Mia cara, una suocera non dimentica. Una suocera giudica. Una suocera biasima. 
- Basta, non glielo dico! 
- Ti sembra una soluzione? 
- No, in effetti. Verrebbe a saperlo comunque e a quel punto le conseguenze per me sarebbero terribili.
- Cosa potrebbe farti? Non scendere nei dettagli, sono un tipo impressionabile. 
- La cosa peggiore sarebbero le ritorsioni culinarie; ti immagini se decide di umiliarmi sfidandomi a preparare le sarde alla beccafico per il pranzo della domenica? 
- Suvvia, sorella; nessuno si aspetta che una nuora sappia replicare i capolavori delle suocere. 
- Suo figlio sì. 
- Uhm. 
- E pensa se cominciasse a fare velate allusioni allo stato dei miei cassetti! Sarebbe una vergogna insopportabile. 
- Spai anche tu i calzini
- No. Io li compro tutti uguali: marroni e misura unica per me, per lui e per la bambina. 
- Bene. Un problema in meno. Per il resto, credo che l’unica soluzione sia una confessione piena e preventiva. Cerca di essere molto zerbina, autoflagellati e dichiarati devastata dai sensi di colpa. 
- Dici che non infierirà? 
- Solo se siete da sole. Trovati un pubblico. Proverà più soddisfazione ad essere magnanima con la sua vittima, se c’è qualcuno ad apprezzare la sua nobiltà d’animo. 
- ... 
- ... 
- Ariane, ma la tua Supersuocera è così perfida? 
- No. Anzi, è un tesoro: mi difende sempre e senza di lei sarei perduta. 
- Anche la mia ha un cuore d’oro! 
- Bene. 
- Ariane, ma allora questi consigli a chi servono? 
- A tutte le altre nuore sfortunate che hanno perfide suocere ordinarie. Là fuori ne è pieno. 
- Ah. Allora alla mia glielo dico che le ho tramortito la nipote? 
- Ma sì. Vedrai che finirà con il consolarti. Magari puntualizzerà che a lei non sarebbe mai successo, ma questa sarebbe la semplice verità. 

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