mercoledì 14 settembre 2016

Fiabe intimidatorie

Clementina era una bambina come ce ne sono tante: aveva due braccia, due gambe e venti dita in tutto tra mani e piedi, anche se distribuite un po' a casaccio. 

Eppure, un giorno le capitò una cosa stranissima, mai vista, un vero fenomeno paranormale: una mattina si svegliò ed era diventata monella. Così, d’un tratto, senza nessun preavviso! E nessuno riusciva a spiegarsi perché. Nell’ultima settimana, non le era successo nulla di speciale: aveva solo perso un dentino, aveva trovato un gattino e le era nato un fratellino. 

Fatto sta che la monellaggine, in quattro e quattr'otto, aveva raggiunto livelli preoccupanti; la mamma e il papà non ne potevano proprio più: era diventata una bambina impossibile. 
Un giorno l’aveva fatta proprio grossa. Aveva nascosto il fratellino dentro la cesta dei panni sporchi, in mezzo ai calzini puzzolenti di papà, e la mamma l’aveva ritrovato per caso - solo perché era una mamma che faceva spesso il bucato. 

Così suoi genitori decisero di portarla dal dottore per vedere se si riusciva a trovare una cura. 
Il dottor Cacciapulci era un dottore bravissimo, che aveva un rimedio per tutto, nel senso che in genere prescriveva un solo rimedio per tutte le malattie: una bella supposta! 
Questa volta, però, vista la gravità del problema di Clementina, la sottopose ad una visita accurata: le auscultò con lo stetoscopio le piante dei piedini, le fece dire trentatré a testa in giù e le strappò un capello per analizzarlo con la sua lente d’ingrandimento. “Monellite acuta!”sentenziò alla fine della visita. 
Anziché aggiungere, come faceva sempre, “mettiamo una suppostina”, aprì il cassetto della sua scrivania e tirò fuori una scatolina bianca; dentro c’erano due pillole tonde: una gialla e una rossa. 
Disse: “Per far passare questa brutta malattia, non basterebbero sette supposte! Ci vorrà l'antimonellotico!” 
E prese il confetto giallo. 
“Apri la bocca” ordinò a Clementina. Ma Clementina, da quando era monella, se qualcuno le chiedeva di fare qualcosa, rispondeva sempre di no; così, anche questa volta, chiuse gli occhi, aprì la bocca e cominciò a urlare: NO!”. 
Il dottor Cacciapulci non aspettava altro; lanciò la pillola da tre metri di distanza e centrò la bocca spalancata di Clementina, che la dovette inghiottire. 
La medicina ebbe subito uno strano effetto: la bocca di Clementina era rimasta aperta, a forma di O, la “o” di “NO”, per l’appunto. 
Il dottor Cacciapulci la guardò tutto soddisfatto; la mamma invece era preoccupata. 
“Ma non le farà male?” chiese. 
“Niente affatto. Me la riporti tra una settimana, vedrà che starà già meglio”. 
Clementina, effettivamente, stava molto meglio, almeno per quel che riguarda la monellite: provateci voi a fare dispetti quando non potete mai, nemmeno per un secondo, chiudere la bocca! 
La bocca aperta è un grosso inconveniente: per prima cosa non si riesce a parlare; e poi, è come quando lasci una finestra aperta, prima o poi qualcosa entra in casa: api mosche zanzare, polvere cartacce e foglie secche e qualche volta anche una rana. 
E anche nella bocca sempre aperta di Clementina entravano tutte queste cose, e lei aveva un bel daffare a farle uscire - soprattutto la rana - perché quando non puoi chiudere la bocca, non puoi neanche sputare (provare per credere). 

Insomma, Clementina era sicuramente guarita, ma non si poteva dire che stesse bene o che fosse contenta. Non era più nemmeno andata a scuola. Non aveva nessuna voglia di sapere cosa avrebbero detto le maestre e i suoi compagni se si fosse presentata in classe con la bocca spalancata piena di insetti, cartacce e una rana. 

La settimana, infine, passò. I genitori di Clementina riportarono la loro figliola dal dottor Cacciapulci, che si sfregò le mani tutto contento quando vide quanto bendidio si era raccolto dentro la boccuccia spalancata della sua paziente. 
Armato di pinze, estrasse uno a uno insetti, foglie secche, palline di carta e un tappo di sughero; la rana saltò direttamente dentro la sua borsa degli strumenti. Quando la bocca fu ripulita, il dottor Cacciapulci prese di nuovo la scatolina bianca; ma questa volta estrasse la pillolina rossa. La mise sulla lingua di Clementina e, oplà, la bocca come per magia si richiuse. 
Clementina non stava in sé dalla gioia: cominciò a sputare, soffiare ridere e cantare, a fare tutte quelle cose, insomma, che si possono fare quando la vostra bocca risponde agli ordini! 
“Allora dottore, è guarita?” chiese la mamma tutta ansiosa.
“Ditemelo voi: ha più fatto la monella dopo la somministrazione del farmaco giallo?” disse il dottor Cacciapulci. I genitori di Clementina si guardarono e fecero segno di no con la testa. 
“E tu, signorina, cosa mi dici? Ti senti ancora monella da qualche parte?” domandò il dottore a Clementina. La quale, per tutta risposta, si tappò la bocca con entrambe le mani. 
“Bene, bene, bene”. Il dottor Cacciapulci si alzò dalla sedia, aprì un armadietto che si trovava dietro la scrivania e mostrò loro una pila di scatoline bianche. 
“Se si dovesse ripresentare il problema, dovremo ripetere la terapia” spiegò. 
Clementina cominciò a sudare. 
“L’unico inconveniente di questa medicina, è che si può somministrare solo sei volte” sospirò il dottor Cacciapulci. 
“E cosa succede la settima volta?” chiese la mamma un po’ preoccupata. 
“Niente, le daremo questa”. 
Il dottore aprì l’ultima scatolina: dentro c’era solo una pillola gialla. Clementina si mise a tremare. 
“Ma senza pillola rossa la bocca non si chiuderà più!” esclamò la mamma. 
“Ebbene, sì”, disse il dottor Cacciapulci, e infilò soddisfatto i pollici nei taschini del camice. “A meno che la signorina qui non preferisca continuare a fare la monella...” 
Clementina stava per mettersi a urlare “NOOOO!!!”, però si ricordò in tempo della mira infallibile del dottore. Così si tappò la bocca con entrambe le mani e scosse forte la testa, in segno di energico diniego. 

Ci credereste? Da quel momento, Clementina non si svegliò più monella e la mamma, il papà, il fratellino e la rana ne furono molto ma molto felici. 

(Modalità di somministrazione: raccontare la storia la sera prima di andare a dormire e, al momento di spegnere la luce, poggiare con nonchalance uno smarties giallo sul comodino).

4 commenti:

  1. Funziona meglio di un taser
    Luigi

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  2. Devo ringraziare Stefania La Torre perché grazie a lei ho scoperto questo fantastico mondo " belle signore" e poi non vorrei mai che un altro calzino rimanesse spaiato !

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  3. Scusate ma Errata corrige: Belle del signore

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