mercoledì 23 luglio 2014

Ultima spiaggia

Voi che villeggiate contenti sulle vostre comode spiagge attrezzate, 
considerate se questa è una vacanza:

tra i cassonetti imbottiti di marcio, sulla coltre di cicche spente fra un telo e l’altro, vicino al rigagnolo di scolo della fognatura bucata, tra il rally delle auto sulle strisce pedonali e i lidi fiammanti di ruggine e plastica, all’ombra di una baraccopoli di loculi in cemento armato, con gli stitici balconi appena calpestabili, perché lo spazio è poco e ci dobbiamo stare tutti, anche se nessuno ci viene più. 

Considerate se questa è una Riviera: 

violentata coi tondini di ferro, scorticata delle sue tamerici, imbrattata di cattivo gusto edilizio, stipata di case e case e case e case. Senza un giardino, senza una siepe o un’aiuola fiorita a interrompere questo lungo nastro continuo di bruttezza inconsapevole e tronfia, che osa guardare il mare di Omero, il mare color del vino, e non si vergogna. 

Vergogniamoci noi, al suo posto, noi che abbiamo permesso che i mattoni forati prendessero il posto degli oleandri, per un tozzo di pane al metro quadro che ci ha resi tutti pezzenti e contenti, azionisti con le pezze al culo di una delle zone un tempo più belle di questa Isola trafitta di punte e angoli acuti, di cui siamo i fieri carnefici. 

Il mare è sempre bello, ma solo perché non abbiamo ancora trovato il modo di costruirci sopra qualcuno di quegli alveari grigio-merda che ci piacciono tanto. 

Guardiamocelo, il nostro bel mare, convinti che il mare di turisti che qui non torneranno più non abbiano occhi per vedere cosa abbiamo fatto da Capo a Capo.

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3 commenti:

  1. Però come parassiti non ce la caviamo male!
    Luigi

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  2. e vero,una volta tutte quelle coostruzioni non c'erano e era tutto verde
    lori

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